Luca, figlio di…

Care lettrici e cari lettori, parte da oggi questa mia collaborazione che vuole semplicemente essere uno strumento per condividere con voi riflessioni ed approfondimenti su temi di varia natura, in una sorta di reciproco scambio di vedute e di concezioni culturali ecc..Rifacendomi all’immenso Battisti ( non il terrorista di lusso in Brasile..), credo sia indicato intitolare questo spazio, cortesemente affidatomi dall’amico Gianfranco Marchese, “Il mio canto libero”.Un saluto a tutti e via con il primo step.
Luca- figlio di….
Non vedo titoli migliori per descrivere la figura di Luca De Filippo, l’attore napoletano spentosi qualche giorno fa a Roma. Un brutto male lo ha ucciso a soli 67 anni e tragicamente ha messo fine all’insopportabile ” condanna” di essere considerato -figlio di…Immaginare che egli abbia vissuto questa condizione di subalternità, rispetto al mostro Eduardo, goliardicamente e arrendendosi all’ineluttabile non mi sembra possibile più di tanto. Avrà sicuramente pensato a quale destino avrebbe avuto se si fosse chiamato Rossi o Bianchi o Brambilla; avrà sicuramente pensato di evitare il confronto con il mostro in termini di professionalità e di carisma; avrà pensato che, tutto sommato, gli era andata molto bene: un cognome pesante implica aspetti negativi ( ad esempio, il confronto di cui prima), ma ne fa scaturire tantissimi positivi ( ad esempio, la mancanza di gavetta). Luca- figlio di…-è stato catapultato su un palcoscenico o su un set in età infantile, portato per mano dal mostro che , peraltro, nessuno nemmeno provava a discutere; calcava le tavole polverose dei teatri gremiti da gente genuflessa ad Eduardo e tentava poi, in piena maturità, a verificare se stesso e la sua arte (?) al cospetto di spettatori sospettosi e prontissimi a cogliere le inevitabili differenze a suo sfavore. Sarà stata una vita d’inferno, allora? Beh, credo di sì. Accennavo prima agli aspetti positivi che si sono palesati in maniera preponderante rispetto a quelli negativi, ma sono convinto che comunque il prezzo pagato sia stato altissimo. Ha tentato di scrivere commedie ed altro, nel solco della tradizione di famiglia ( il mostro-papà ed il nonno mica da niente, tale Eduardo Scarpetta..), ha perlustrato altri scomparti dello spettacolo, si è misurato, si è discusso, si è messo davanti a mille specchi, si è ritagliato certamente un suo spazio di riconoscibilità, ha amato e si è fatto amare, ha saputo rinfocolare in qualche modo la napoletanità culturale e cerebrale ( ah, quanta ce n’è!!) ed infine ha lasciato una discreta traccia di sè. Ma Eduardo è Eduardo. Ma Scarpetta è Scarpetta. Ma Peppino è Peppino, così come Titina è Titina. Purtroppo per lui, Luca-figlio di..non avrà mai una lapide come quella del nonno che fa bella mostra di sè nella zona vomerese della Santarella ( per chi conosce Napoli, è sulla strada che da piazza Vanvitelli porta a via Palizzi, alle spalle del Petraio) e sulla quale è stampato lo straordinario epitaffio : “Qui rido io”. Luca-figlio di…sarà ricordato ( ma non è una diminutio) come Tummasino nel cult “Natale in casa Cupiello” o come il bambino impertinente di “Miseria e nobiltà”. Luca-figlio di…, in questi giorni appena successivi alla sua morte, subirà l’ennesimo affronto da parte di coloro che, per forza, vogliono individuare somiglianze somatiche con il mostro e stabilire se la faccia scavata di Eduardo si sia mai clonata in quella del figlio. No, care lettrici e cari lettori, Eduardo era..cchiù sicc ed enormemente cchiù gruoss. Luca-figlio di…non ha nessuna colpa, però. Scètate, Tummas’, t’aggio fatt ‘nu bellu zuppone.
In ogni caso, giù il cappello per un altro grande-figlio… di Napoli.
Ciao
Goffredo Covino
@foto FlavianoRenna