I cervinaresi “cattivi”

Tra le decine e decine di cervinaresi, riportati alla ribalta da Alfredo Marro (direttore da più di 30 anni del periodico Il Caudino), nel suo libro Biografie cervinaresi, e tra quelli da me trovati e riportati alla ribalta sulle pagine, sia del Caudino che di UserTv, non sono mai comparsi, fino ad oggi, i nomi dei “cattivi”.
Eccellono nell’arte, la figura di Onorio Ruotolo autore del Monumento Madre degli Eroi in villa comunale, il musicista Louis Ricci della Philarmonica di New York, il disegnatore-colorista Jon D’Agostino, nelle scienze quella del medico Michele Buonanni, nello sport il calciatore Pasquale Casale, il rugbista nazionale Andrea Miele, il tennista Potito Starace, nella prosa, poesia e letteratura, Carlo Bianco, Michele De Maria e padre Paul Christopher Perrotta, nella politica il barone De Bellis, il senatore Pasquale Clemente e Domenico Clemente senza dimenticare, poi, tanti altri che hanno dato lustro a Cervinara. Nelle prossime settimane ve ne riproporremo certamente degli altri: letterati, scienziati, musicisti e artisti che, purtroppo, non vengono ricordati come dovuto.
A colmare il vuoto nella “categoria cattivi“, anche se non ne sentivamo la mancanza ma giusto per un dovere di cronaca, vengono i nomi dei fratelli Salvatore, Carmine e Francesco Clemente che, nel primo ventennio del secolo scorso, sono stati uomini di spicco della malavita di Brooklyn e tra i venti uomini più pericolosi del Nord America.
In quegli anni operavano tre bande che si spartivano la New York del proibizionismo e delle case di gioco clandestine: una formata dalla Mafia siciliana a est di Harlem controllata dalla famiglia Morello, la cosiddetta Mano nera, e le altre due composte da camorristi campani denominate Navy Street e/o Brooklyn Camorra che operava, prevalentemente, nella zona del porto, e la Neapolitan Coney Island Gang, che gestiva le sue attività dal ristorante Santa Lucia a Coney Island.
Le due bande confluirono, poi, in un’unica organizzazione per combattere con più forza la Mafia siciliana, che stava prendendo il controllo totale del racket a New York.
La lotta fratricida che ne seguì è conosciuta come guerra tra Mafia e Camorra ed ebbe inizio il 17 maggio 1915 con l’omicidio di Giosuè Gallucci, definito il Re di Little Italy e, secondo molti, il confidente del poliziotto Italo-americano Joe Petrosino, che era stato assassinato nel 1909.
I camorristi non durarono molto, sia per la potenza di fuoco dei siciliani, sia per i continui tradimenti e pentimenti di molti affiliati. Fu in quel periodo che nacque la figura del pentito e il primo, secondo la storia, fu il napoletano Vaccaro, della banda dei “nostri” che agli inquirenti ne “cantò” di cotte e di crude.
I cervinaresi Salvatore Clemente, il maggiore dei tre fratelli chiamato Dolly Dimples nel clan, era giunto in America tra il 1902 e il 1903, e visto i grandi affari e la possibilità di facile arricchimento, richiamò nel 1906 dall’Italia i fratelli minori, Carmine di 22 anni, detto The Dude, e Francesco di 14 anni, ribattezzato Coney Island.
Nei documenti ufficiali dell’Inquiry del New Jersey, Salvatore ebbe un posto di rilievo nell’organizzazione camorristica e, secondo molti, fu anche vice-capo di Morano, al pari di Lauritano, Ricci e Vollero. Quattro vice-boss per altrettanti settori del crimine: prostituzione, gioco d’azzardo, pizzo e importazione di prodotti ortofrutticoli dall’ovest americano. Di Carmine, invece, si trovano pochissimi riscontri, nonostante figuri in varie inchieste di quegli anni.
Il primato di “records” – (elementi di indagine accertati)- spetta sicuramente al “piccolo” Frank che, appena ventenne, già dimostrava la sua spietatezza. Esecutore, a volte anche mandante, di molti attentati intimidatori ed assassini, sia di commercianti riluttanti a pagare il pizzo, sia di avversari mafiosi e di “amici” passati al nemico.
Salvatore fu condannato ad una pena detentiva commisurata alla sua vita malavitosa. Per mia impossibilità a controllare vari documenti, di Carmine non ho trovato traccia. Ne trovo, invece di Frank che nel febbraio del 1918 fu assassinato in strada da un mafioso siciliano.
(Philadelphia Inquirer e Inquirer New Jersey 1905 – 1908 – 1918 ed altri) – (La foto in pagina, nella quale quasi sicuramente compaiono i nostri “compaesani”, fu scattata, in occasione di un vertice “camorristico”, dietro al ristorante Santa Lucia a Coney Island, sede della banda denominata Neapolitan Coney Island Gang).
Angelo Marchese