Dammi solo un minuto…di Goffredo Covino

Inchiodati sulla poltrona, prigionieri di un souvenir cerebrale , vittime di un groppo alla gola che non andava nè su nè giù, cantando senza ritegno e perdendo puntualmente la sfida con gli acuti di Facchinetti, noi over 60 abbiamo vissuto l’altra sera, la magia de I POOH.Sì, proprio noi che storcevamo il naso rispetto a quelle melodie melense e sdolcinate, proprio noi che non potevamo accettare ( figli di altre culture musicali) quella banale sequenza di accordi o quelle frasi al glucosio, proprio noi che credevamo di aver raggiunto l’empireo con la disco-music e così via l’altra sera abbiamo sussurrato: “Mi dispiace, devo andare…”.Potenza dei POOH? Con tutto il rispetto, no; ne abbiamo colto solo la magia del tempo , mica contestualizzata.Quel tempo è ricomparso all’improvviso, tra gli affanni della BCE e le primarie taroccate del PD, tra la B3 ( Berlusconi- Bersani-Bassolino) che rasenta l’immortalità e la Libia da attaccare o no, tra un Trump che vince nonostante il parrucchino e una Simona Ventura che saluta felice da un’isola.Quel tempo ci è sbattuto in faccia all’intrasatta ( si dice a Napoli) come un PENSIERO ritenuto erroneamente relegato in un cantuccio del cuore e della mente, come un NOI DUE NEL MONDO E NELL’ANIMA che riporta inevitabilmente a quella ragazza lì e a cio’ che non è stato e poteva essere, come un PRONTO, BUONGIORNO, E’ LA SVEGLIA che proietta i musicomani nella memoria delle migliaia di km. percorsi cercando un palco su cui salire per suonare, come una non poca, ma tanta TANTA VOGLIA DI LEI…E’ inutile negarlo: a quella poltrona ieri sera abbiamo raccontato una vita, la nostra. Ci hanno confortato, nell’ambito dell’ ” invecchiano tutti, meno male” la criniera bianca di Riccardo Fogli, le tonalità abbassate di Facchinetti, le performances strumentali che abbiamo ampiamente giudicato alla nostra portata ( senza immodestia); non ci hanno confortato, invece, le presenze spurie di Patty Pravo ( un Grammly alla carriera?) e di un UFO chiamato Rocco Hunt. Sullo sfondo, un’operazione di marketing tutto sommato legittima, riferita ad un pubblico rugoso e anagraficamente demodè e capace di provocare comunque pulsioni, tra protesi dentarie e patetici liftings. La nostra TV di Stato sa di conquistare shares importanti quando va a raschiare il barile dei ricordi, quando ripropone, ad esempio, le atmosfere vincenti del calcio azzurro ( Mondiali del 1982 e del 2006) e quando punta sulle immagini-cult di un Pertini sorridente: è quell’Italia lì che funge da parametro, è un Tricolore che unisce e che fa comunità identitaria. Cosa è rimasto di quell’Italia che i POOH vedevano spettatrice nei loro concerti nei palazzetti dello sport puntualmente strapieni?Cosa abbiamo raccolto, se non la tristezza di ciò che era fino all’imbastardimento degli anni ’90? Sarà la storia a dirlo. Nell’attesa che essa si pronunci, quarto ed ultimo grado di giudizio, ecco un PIERRE o LA DONNA DEL MIO AMICO a bussare alla porta del nostro dejavu, del nostro vissuto, della nostra sensibilità. Un concerto dei POOH non ammette dimensioni future, veicola rigorosamente l’imperfetto dei verbi, esclude anche l’attualità musicale, a ben pensarci; è comunque un happening, una versione casereccia di Woodstock, una chiacchierata tra vecchi amici e tantissimi pensionati. No, non è triste; PARSIFAL è semplicemente commisurata ad una data di nascita. Io, però, voglio sognare e chiedere alla TV di Stato:”DAMMI SOLO UN MINUTO” per immaginare, ad esempio, una trasmissione in omaggio a Paolo Conte.Così, tanto per volare un pò più alto…Ciao ciao