
Negli ultimi articoli mi sono dedicata al maschile ed al femminile definendo due tipologie di persone , La donna Yang e l’uomo Yin. Ovvio che il mondo maschile e quello femminile non terminano qui, ma per meglio comprendere ciò che il mondo maschile e femminile ci riserva, ho bisogno di introdurre un nuovo concetto ancora una volta empiricamente riscontrabile da tutti.
Diciamo che al mondo per grandissime linee esistono due tipi di persone, cioè gli “invasi” e gli “abbandonati”, questa differenziazione come prima detto prescinde dall’identità di genere, da tutti gli individui di tutte le razze e di tutte le età, e dipende fortemente dal modo in cui siamo stati cresciuti.
Chiamiamo Abbandonati tutte quelle persone che in modo esplicito o in maniera implicita hanno piacere di essere fisicamente considerati, desiderano il contatto fisico con l’altro, amano gli abbracci in qualunque momento della giornata, hanno necessità, bisogno, di continue conferme di affetto, sempre disposti ad accogliere l’altro sempre quando l’altro dia segno e dimostrazione di benevolenza.
Per contro ci sono gli Invasi, coloro che non amano troppo il contatto fisico, soprattutto con gli estranei, detestano gli interlocutori che mentre parlano ad esempio gli toccano la spalla o il braccio, non amano troppe le effusioni, definendole sdolcinate o comunque il troppo affetto mostrato dall’altro utilizzando la propria fisicità, genera in loro un senso di “invasione” di fastidio fisico, d’insofferenza.
Stessa insofferenza che provano quando qualcuno si preoccupa per loro in maniera un po’ eccessiva, ad esempio una moglie che tutte le sere ricorda al marito: hai preso le medicine? E che per contro ottiene un laconico: “Si le ho prese”, quasi come se la moglie non gli stesse facendo un favore ricordandoglielo.
Uno scenario noto, soprattutto se lo trasportiamo in ambito familiare considerando il rapporto padre o madre/figlio adolescenziale. Qui davvero gli scenari sono infiniti: “Hai mangiato?”, ” “Hai messo la maglia di lana?”, “Ti sei coperto bene?”, “Portati l’ombrello, potrebbe piovere!” Mettiti il giubbotto che fa freddo”, “Mangia la merendina!” e chi più ne ha ne metta. La risposta del figlio sarà di solito sempre la stessa, un laconico e infastidito: “ Si mamma”, anche se in realtà non l’ha nemmeno ascoltata.
Se nell’adolescenza quest’atteggiamento significa desiderio d’indipendenza, e possiamo leggerlo in molti casi come un: ”Sono grande e so badare a me stesso”, nell’età adulta questo assume tutt’altra valenza.
La valenza che traccia le caratteristiche di un individuo invaso.
Una madre o un padre eccessivamente premuroso mettono in continuo allarme i loro figli che dai e dai alla fine comprendono che questi sono dei falsi allarmi e li registrano come tali, finendo per non considerare più i consigli e le raccomandazioni del padre o della madre utili alla loro sopravvivenza; tutto ciò a livello inconscio quando siamo molto piccoli, a livello conscio dall’età adolescenziale.
E’ come se la loro mente scartasse a priori le informazioni che gli arrivano dall’ambito familiare, non sono degli anaffettivi sono stati semplicemente invasi da troppe attenzioni.
Si dice, e in molti casi è vero ,che i figli unici sono viziati, non si riflette mai però sul loro livello di sopportazione e di frustrazione.
Il troppo amore che si traduce in eccessiva cura, li destina a essere, in ambito familiare, per sempre considerati eterni bambini.
Facciamo attenzione al fatto che non tutti i figli unici sono invasi, poiché questa caratteristica dipende esclusivamente dall’atteggiamento genitoriale. Atteggiamento che nel caso dei figli unici è maggiormente favorito.
Fin qui abbiamo detto che un genitore fin troppo premuroso genera quindi individui adulti invasi, all’opposto un atteggiamento poco premuroso, poco attento nei confronti dei figli genera individui abbandonati. Individui fondamentalmente insicuri che vagano per il mondo alla ricerca di affetto e di attenzioni. Più è alto il livello di trascuratezza subito nell’età infantile più è grande il loro bisogno d’affetto. Questa caratteristica che sfocia poi in una vera e propria caratteristica caratteriale pone gli abbandonati in una posizione ampiamente riconosciuta e, lasciami dire, più socialmente accettata. Un bambino abbandonato suscita molta più tenerezza di un bambino invaso che in genere è più scostante.
Allo stesso modo confonde l’atteggiamento da adulto di un abbandonato, che sembra sempre molto più insicuro di quel che in realtà è. Gli abbandonati in generale sono degli individui molto forti. Hanno una grande resistenza alle avversità, al contrario degli invasi che mostrano con il loro atteggiamento una grande sicurezza, peccato che sia non proporzionata, gli invasi ci confondono, poiché hanno un’estrema fragilità, che nascondono con atteggiamenti d’intolleranza verso il mondo.
Mi preme dire, che le note caratteriali degli abbandonati e degli invasi dipendono sempre da quanto siamo stati invasi o abbandonati da piccoli.
Esistono individui che mostrano entrambe le caratteristiche? Sì, questo può accadere soprattutto quando gli episodi della vita ci pongono delle difficoltà. In questo caso questi nostri accenti caratteriali possono smussarsi o addirittura mutare del tutto. Ad esempio un invaso che comincia ad avere atteggiamenti da abbandonato o viceversa. Quando ciò accade, siamo alla presenza di un individuo che ha attraversato un vero e proprio inferno nella sua anima una estrema sofferenza di cui porta i segni nella sua ambivalenza, in tal caso, siamo in presenza quindi, di un grandissimo degrado empirico.
Partendo dal principio che perpetuiamo nella vita solo ciò che conosciamo potremmo dire che gli abbandonati abbandonano e gli invasi invadono. Un abbandonato teme più di ogni altra cosa al mondo il fatto di essere abbandonato, il solo pensiero gli provoca una sofferenza indicibile, per tal motivo, quando vuole infliggere dolore a qualcuno, scappa a gambe levate ponendo l’altro in quella che, secondo lui, è la sofferenza più grande possibile e quindi sì, gli abbandonati abbandonano. Gli invasi invece invadono, per lo stesso principio per il quale la sofferenza massima è dovuta all’invasione, tartassano l’altro quando sentono di dover attaccare qualcuno, diventano quindi dei veri e propri persecutori.
Queste note caratteriali d’invasione o di abbandono si coniugano su tutti gli individui, ad esempio una donna Yang, può essere sia una donna invasa che una donna abbandonata, coniugando e personalizzando atteggiamenti Yang in un sentire fatto di abbandono. Allo stesso modo un uomo Yin può essere di base un abbandonato o un invaso e via così.
Per ultimo, diciamo che in ambito sentimentale, due individui invasi non sono molto attratti gli uni dagli altri, così come due individui abbandonati. Il sentimento amoroso ha più facilità a manifestarsi tra individui diversi. Queste note caratteriali, che come detto sorgono in età infantile, e che dividono il mondo, sono come due poli di segno opposto che ci conducono a scegliere, all’interno della coppia, individui a noi complementari seguendo la strada della compensazione.
Questa introduzione al mondo degli abbandonati e degli invasi ci servirà a descrivere una nuova tipologia di donna, la donna Yin, di cui parlerò in maniera diffusa nel mio prossimo articolo.
Alla prossima, tra quindici giorni
Valeria Abet
Counselor in discipline psicologiche empiriche