
Domenica 3 gennaio 2016 ore 11.30 san Nicola di Joffredo-Castello P. Nicola Maria da Cervinara (1846-1916), cappuccino, nel centenario della morte
Scritto da Massimo Zullo
Cent’anni fa moriva a Roma p. Nicola Maria da Cervinara, mio avo cappuccino ricordato con una Messa a Joffredo-Castello di Cervinara il 3 gennaio scorso. Zia Giovannina Zullo mi raccontò che suo padre Sossio andò a fargli visita a Roma e gli chiese in ricordo l’orologio da taschino, ma il frate rispose categoricamente: “Ho fatto voto di povertà. Tutto quel che ho deve rimanere al convento!”. Il ragionier Vittorio Zullo, di santa memoria, mi confermò che il frate era vissuto nella capitale; p. Tarcisio Zullo ricordò, poi, in una rara intervista: “La vocazione religiosa in famiglia era frequente: un fratello del mio nonno paterno [in realtà, un cugino, N.d.R.] fu monaco conventuale col nome di padre Nicola Maria da Cervinara. Benemerito cappuccino, aveva riorganizzato, dopo la soppressione, la monastica provincia di Salerno, della quale era stato ministro provinciale”.
Incuriosito consultai i Registri parrocchiali: il frate nacque Michele Zullo il 15 aprile 1846 nella frazione Joffredo-Castello e fu battezzato lo stesso giorno da don Angelo Ragucci, col permesso del parroco don Nicola Caporaso. Era il secondogenito dei cinque figli, tutti maschi, di Gennaro Zullo ed Emanuela Befi, sposi il 13 settembre 1841 nella medesima parrocchia; diventato frate, gli fu imposto probabilmente il nome di Nicola Maria perché nella parrocchia natia dedicata a San Nicola è venerata un’antica icona dell’Immacolata Concezione.
Il mosaico si è, infine, completato quando p. Vincenzo Criscuolo archivista mi inviò da Roma la nota inserita nel necrologio della Provincia monastica cappuccina di Basilicata-Salerno: “Fece il noviziato in Corsica [a causa della chiusura dei conventi dopo l’Unità d’Italia e le leggi eversive], professando semplicemente il 15 ottobre 1866 e solennemente il 18 ottobre 1869. Divenne sacerdote il 27 dicembre del medesimo anno. Per parecchi anni insegnò le sacre discipline nella Corsica e nella Provincia Romana. Non tralasciava la predicazione, nella quale eccelleva per profondità di dottrina e parola ardente. Per l’aria insalubre ottenne dai superiori di rientrare finalmente nella nostra Lucania nell’anno 1885, ove svolse le medesime attività di scuola e di ministero. Già guardiano e definitore in Corsica, ebbe subito tali cariche anche fra noi e, facendosi apprezzare per le sue belle doti di governo, fu, nel febbraio del 1900, eletto provinciale e poi riconfermato nel 1903. La Provincia gli deve moltissimo, specialmente per la riapertura del noviziato ed il ripristino della osservanza regolare, in cui era di esempio a tutti. Stimato e venerato anche fuori convento, tanto che l’arcivescovo di Salerno lo nominò esaminatore del clero e direttore spirituale di vari istituti femminili della città. Molte anime si affidarono alle sue illuminate cure spirituali. Nel 1912 fu affidato alla sua vigilante e sagace esperienza il nostro convento di San Lorenzo al Verano [a Roma], dove erano richieste particolari doti di governo. Accettò per ubbidienza e si recò a Roma, che si rivelò per lui micidiale. Non si lamentò mai delle sue sofferenze morali e fisiche. Chiuse esemplarmente la sua vita terrena [a Roma, il 14 gennaio 1916], lasciando di sé il più grato e devoto ricordo”.
Quando, a fine Ottocento, in Italia furono riaperti i conventi, gli toccò il gravoso compito di riorganizzare prima la provincia monastica di Lucania-Salerno e, più tardi, il convento di San Lorenzo al Verano in Roma, dove s’impegnò senza risparmio d’energia, passando a miglior vita poco prima di compiere settant’anni mentre imperversava la Grande Guerra. Il pronipote Vittorio Zullo conserva una tela che riproduce gli occhi chiari e il volto gentile, incorniciato da una candida barba, dell’avo cappuccino, testimonianza del ruolo rivestito nell’Ordine.
P. Nicola Maria riposa a Roma nel piccolo cimitero dei frati al Campo Verano, recentemente ristrutturato, ripulito e riordinato, sotto la direzione di p. Frumenzio De Donato, che non ha saputo però riferirmi dove esattamente sia sepolto il frate cervinarese
(Massimo Zullo).